Di Vicenza io ricordo il Retrone e il Bacchiglione, la nebbia all’alba prima del sorgere del sole, le passeggiate solitarie a tarda notte, i cinema vuoti e gli oratori pieni, le biciclette e i suoni del dialetto, il caffè corretto preso per sfida a un anziano alpino, il sorriso degli zii e il baccano dei miei studenti, la stanza di Giulia occupata per mesi e il computer di Antonio preso d’assalto.
Di Vicenza io ricordo d’esser arrivato ragazzo e tornato adulto, i treni per andare dal mio amore e i libri divorati fino all’alba, una casa in affitto su una circonvallazione deserta e un giradischi con un solo vinile.
Di Vicenza io ricordo che sono stato bene in biblioteca fino a tarda sera, in silenzio come non mi era capitato mai prima d’allora.
Di Vicenza mi ricordo, sì io mi ricordo.