La vera questione intorno a personaggi come Obama o Tsipras non è quel che hanno o non hanno realmente fatto, ma la quantità di speranza che hanno generato. Se sei un generatore di speranza, se tu generi un’enorme quantità di speranza, finirai inevitabilmente per deludere le aspettative.
Generare speranza è qualcosa di diverso rispetto al semplice fare promesse. Alle promesse si crede razionalmente, alla speranza invece no. La speranza è irrazionale e per questo un generatore di speranza quasi sicuramente finirà col deludere chi crede in lui.
Nota a margine: per questa ragione Grillo, quando ne ha avuto l’occasione, si è ben guardato dall’andare al governo. Se resti “duro e puro” all’opposizione, o comunque “dalla parte del torto” (definizione che non calza proprio a pennello al comico ligure che parla principalmente alla “pancia” del suo elettorato), deluderai un numero molto ma molto minore di persone e manterrai buona parte della tua quota di consenso.
Nota alla nota a margine: a me non piace stare dalla parte del torto, ma da quella della ragione e non perché quest’ultima sia appannaggio dei potenti e quindi a me piaccia sedere dalla parte del vincitore, ma perché la parte della ragione è – sia chiaro non di diritto e non sempre – quella dei più deboli, e se si vuole che i diritti dei più deboli vengano riconosciuti bisogna far sì che essi si siedano “dalla parte della ragione”.
Nota non alla nota a margine, ma comunque una nota: Obama, durante la sua prima campagna presidenziale, ha suscitato una speranza tale da permettermi di usare l’aggettivo messianico (non solo negli USA; ricordo che anche nella mia Catania c’era chi organizzava “veglie televisiva” per seguire lo spoglio), poi – una volta eletto – si è dovuto scontrare con la realtà. La seconda campagna presidenziale di conseguenza è stata molto, ma molto diversa.
Azzardo infine l’ipotesi che l’opinione che si ha oggi, almeno in Europa e all’interno della cerchia dei suoi (all’epoca entusiasti) sostenitori, di Obama sia in saldo negativo rispetto ai risultati realmente ottenuti durante i suoi due mandati, questo proprio a causa della speranza messianica che aveva suscitato, speranza che aveva fatto dimenticare a molti che si trattava di un candidato alla presidenza USA che, giustamente, avrebbe guardato prima di tutto agli interessi della sua nazione. Cosa ci si aspettava? Smilitarizzazione (eppure ha rispettato il piano di uscita dall’Afganistan e non è stato un presidente particolarmente interventista, tutt’altro)? Pace nel mondo? Energia verde? Obama ha portato avanti le sue battaglie e in alcuni casi è riuscito anche a vincerle o comunque a portare a casa un risultato positivo, ad esempio con la – pur parziale – riforma della sanità.